Sunday, January 30, 2005

mi piacerebbe sapere dove va a finire tutta l'inutile accumulazione di merda verbale e non che straripa superflua da milioni si miliardi di bocche e non. mi pare di trovarmi nel bel mezzo di un perfetto processo cosmico di reciclaggio, di composizione e di decomposizione. pero' a volte sembra quasi che nell'aria si riescano quasi a palpare i resti galleggianti di rigurgiti vociferi lasciati indietroda barboni caporedattori imprenditori energumeni babbuini casalinghe prostitute bambini rom salutisti fumatori accaniti alla fermata dell'autobus ragazzine in gruppi di cinque immigrati clandestini assicuratori ingenieri architetti avvocati insegnanti persone che si identificano con la propria professione che parlano e agiscono e pensano in funzione di questo ruolo da loro appropriato come 'identità'. li sento a volte, quando non c'è nessuno in giro, questi spezzettoni depersonalizzati rimasti ad occupare lo spazio molecolare tra la mia testa e qualcosa più in alto, conversazioni che continuano senza voce tra di loro, parole staccate completamente dal significato, come voleva derrida tra l'altro. il paradiso utopico del postmodernismo a volte mi sembra invece un inferno.
...ora strascicano fibre argentate di materia infetta ed echi di letture che una volta prendevano tutto lo spazio e lo aprivano sotto i miei piedi.

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